Silenzio parla Chiappino !
Basta con le ipocrisi ed i finti piagnistei è ora di ammettere gli oltre cinquant’anni di incuria e disamore per Casamicciola Terme. «È stata una catastrofe, si, ma l’uomo ci ha messo del suo aiutato da politici consenzienti che non hanno avuto il coraggio di fermare la sua mano…anzi. Tanti ora dovranno portare sulla coscienza il sacrifico di una ragazzina che non c’entrava niente », l’energico Imprenditore di Piazza Bagni esce allo scoperto e rivendica gli anni passati a chiedere che si smettesse di distruggere la montagna e la valle, creando gravi rischi umani ed economici. Filippo Piro punta il dito e getta il velo dell’omertà sulla tragedia rileggendola in chiave di prevenzione e tutela.
Non si può con amarezza constatare che in fondo in fondo Chiappino ha ragione. Avrà i modi burberi, l’aspetto trasandato ed il vocione grosso da zotico, però uno che ha perso tutto, terme, albergo e casa, potrà avere il diritto di rivendicare gli anni trascorsi a chiedere prevenzione e cautela. Gli anni trascorsi a lottare con la depressione ed il mal di vivere, dinanzi alla sconfitta nella lotta al reciproco rispetto nel vivere il proprio paese. Un paese con le sue particolarità con le sue peculiarità che tutti, d’un tratto rapiti dal capitalismo, han dimenticato. Pazzo, si pazzo chi osava parlare di cautela, rispetto vigilanza, chi gridava aiuto per il timore di morire affogati, di rivivere un nuovo 1910, si pazzo! Tutti hanno riso e zittito quei pazzi, specie i politici rampanti, i palazzinari, gli amministratori nuovo stampo, i progressisti. Tutti, opinione pubblica compresa, li hanno releganti al ruolo di starnazzanti farneticatori. Loro, quei pazzi, casamicciolesi con radici e tradizioni profondamente ancorate alla terra, alla acqua che la domina, all’acqua che la percorre, la impregna e la valorizza fregiandola dell’appellativo Terme, all’acqua che la devasta, ricoprendola di fango. Casamicciolesi al margine sino a quando tutti ci siamo risveglia come mai avevamo fatto o pensato di fare eccetto quei pazzi. Da quel giorno rincorriamo la montagna, seguiamo i sentieri, ci fermiamo ad ascoltare il taglialegna, vogliamo capire ciò che sin’ora avevamo minimizzato. Ma non possiamo, ora possiamo avere solo paura, paura di ritornare in una valle di fango. Ma Chiappino, no! Per Filippo Piro, ormai non conta più nulla ed il tempo ci riserverà altre brutte esperienze e c’è le meritiamo, perché l’abbiamo voluto: «Addà veni’ ancor pegg, chest’ nunnè niente!». «È stata una catastrofe, si, ma l’uomo ci ha messo del suo aiutato da politici consenzienti che non hanno avuto il coraggio di fermare la sua mano…anzi. Tanti ora dovranno portare sulla coscienza il sacrifico di una ragazzina che non c’entrava niente », l’energico Imprenditore di Piazza Bagni esce allo scoperto e rivendica gli anni passati a chiedere che si smettesse di distruggere la montagna e la valle, creando gravi rischi umani ed economici. Filippo Piro punta il dito e getta il velo dell’omertà sulla tragedia rileggendola in chiave di prevenzione e tutela dei cittadini anche con scelte impopolari e drastiche. Da sempre l’isola è teatro di fenomeni di alluvionamenti per cause morfologiche e antropiche. Si tratta solitamente di aree a limitata altezza rispetto all'alveo, nelle quali l'esondazione è favorita, in alcuni casi, dall'accumulo locale di sedimenti. In particolare, i fenomeni di esondazione sono caratterizzati generalmente da allagamenti delle aree prossime alla sponde dell'alveo o dei canali artificiali per effetto di insufficienza idraulica dovuta a riduzione delle sezioni idriche utili causate dalla presenza di fitta vegetazione in alveo, dall'apporto di detriti ovvero da materiale sversato impropriamente negli alvei. Da crisi idrauliche localizzate dovute a restringimenti di sezione, tombini, canali, tubature e dunque dalla regimentazione idraulica non adeguata. Da cedimenti di arginature e muretti spondali. Dall’utilizzo improprio degli alvei come sedi viarie (alvei-strada), soprattutto in prossimità dei centri urbani. Dalla presenza di aree urbane ad elevata suscettibilità di allagamento ubicate al piede di valloni come Piazza Bagni, ma anche Piazza Maio e giù sino a Lacco Ameno. Dalla presenza di zone per le quali non sono state previste opere di raccolta e allontanamento delle acque provenienti da monte, vedi via Mortito. Fenomeni di crisi idraulica che ci sono ai piede dei valloni come è di fatto accaduto in proporzioni enormi il 10 novembre, ma che hanno episodi regolari in zone come la Cava La Rita ad ogni pioggia più persistente che danno luogo ad un trasporto sia liquido che solido. « Da quando il demanio è passato Regioni e Provincia è stato il caos. Tutti scaricano nei valloni, privati e pubblici. Vi scaricano di tutto, terra, detriti rifiuti e fogne che impregnano il terreno e le falde acquifere, le fonti termali. Tutti! Poi nessun sa o finge di non saperlo che Piazza Bagni è tutto un canale sotto, ci sono i corsi della lava e così li usano per le fogne. Prima di tutti l’EVI», dice Chiappino, forte degli anni di denunce, passati a cercare di non fare la fine dei topi. Gli anni passati a tentare di salvare le sue terme che nel vallone lavoravano il fango sceso dalla montagna secondo gli antichi saperi. « Hanno fatto i Radar sopra ed hanno buttato la terra giù e la è rimasta. Hanno fatto i serbatoi al Gradone con il bene placido dell’allora Sindaco Parisio Iacono e la ditta di Alessandro Iacono ha buttato terra e acqua giù e la è rimasto tutto. Hanno fatto Gli agriturismi con Il sindaco Giosy Ferrandino alla Pera di Basso e a Buceto e hanno sbancato tutto giù facendo le pluviali e le fogne ovviamente nella montagna. Hanno fatto la strada all’Acqua Piccola nel 1985 e hanno buttato tutta la terra giù e quando pioveva e si ostruiva di terra buttavano un’altra volta tutto giù e la è rimasta. Nel vallone Sinigallia costruivano le Terme Verde e l’assessore Iganzio Barbieri scaricava lo sfratto nel vallone e la rimaneva. Sopra questi canaloni venivano a sversare tutti, pure i furgoni dell’AMCA. Ditte edili, fiorai, venivano e sversavano tutto giù, scaldabagni, sfraucatura, immondizia, motorini, auto, ghirlande, palme, carcasse di capre, maiali, di tutto. Denunce a mappate e nessuno faceva niente, solo io mi inimicavo la gente e pagavo l’avvocato». Non parliamo poi a Filippo di alvei tombati: « Sotto il paese ci sono opere bellissime e perfette che gli scienziati moderni stanno distruggendo. Li sfruttano, li usano e non li puliscono mai. Non sanno neppure che esistono. Vengono usati per le fogne, molti fanno i furbi per fregarsi le sorgenti e poi la roba che scende da sopra li ha otturati dove si e dove no. Ovviamente però nessuno ci ha mai guardato. L’Evi si prende i soldi per le fogne e poi fa correre i liquami negli alvei naturali. Ditemi se ci possiamo affidare alle istituzioni». Eppure ci sono stati tanti proclami per il riassetto idrogeologico, riunioni studi, interviste e stanziamenti di fondi ad opere progettate. Piazza Bagni è stata rimodellata, riedificata e dotata di nuovi centri commerciali che hanno sostituito vecchi edifici termali fatiscente, una nuova economa insomma: « Si lavori a capocchia! Al Pozzillo hanno messo quattro pietre che mo stanno a Cuma. Facevano le briglie a livello senza spalluce facendo si che l’acqua mano mano tirava giù i costoni. E i lavori che dovevano fare al Sinigallia, non lo so, voi li avete visti? Io so solo che se ne è caduto tutto e il fango e la terra è arrivato a mare e l’avete visto pure voi. Al Sinigallia per le mie terme Piro avevo investito soldi tempo e la vita pensando di riportare in vita le radice e le attività di termalismi come erano un tempo. Si dovevano consolidare i costoni impedire che scaricassero i liquami da sopra nelle cave, ma sono passati vent’anni sta tutto sotterrato. Noi lavorando nel Vallone e come noi chi faceva le Terme vere e non quelle delle sacchette confezionate, stagliavamo dall’alveo 10mila metri cubi di fango all’anno dalla montagna, più la terra che non era buona che si toglieva dal letto del canalone e l’acque ed il fango che si accumulava stagnando. Le sorgenti erano liberi, liberi erano gli sfiatatoi. Ora il fango non si staglia più, le sorgenti sono inquinate e sotterrate a monte e a valle, centinaia di corsi d’acqua tappati per dar posto a magazzini e parcheggi. Soffioni e sfoghi tutti sepolti che ora si sono ribellati. Questa è Casamicciola TERME e lo sarà sempre », conclude Filippo, «Io ho la coscienza a posto, avevo cercato di lanciare l’allarme, sono stato deriso. Gli altri, chi ha scaricato, chi ha omesso di fare il suo dovere, si devono parare il fondo schiena e sentirsi colpevoli della morte di una ragazzina innocente». E meno male che non hanno fatto il parcheggio pluriplano sopra il canalone piazza Bagni! Chissà che sarebbe con quei corsi d’acqua a scavare sotto un opera già finanziata al project financing con un milione di euro? Lo sfogo di Filippo non toglie che nella fattispecie e lo dicono gli esperti, i fenomeni da colata di fango e detrito avvengono solitamente nella parte alta dei versanti dove la copertura della roccia madre in occasione di eventi meteorici intensi si mobilizza e fluisce verso valle. Questo flusso lungo il suo passaggio travolge tutto ciò che incontra via via si subisce, in un certo senso, gli effetti di tali fenomeni, ma ciò che c’è per strada non ne è la causa scatenante, semmai impedisce una corretta conservazione delle risorse e del suolo. A margine poi di una diseducazione all’ambientalismo si generano fenomeni di sversamento nei valloni stessi che si trasformano in ricettacoli d’ogni genere che impedisce una corretta tenuta dei canali di deflusso. Il vero problema è che non esiste una pianificazione territoriale che prenda seriamente in considerazione il rischio associato a tali fenomeni. Prevedere e dunque prevenire implicherebbe la conoscenza a priori di capire quale parte del versante si mobilizza, dove può incanalarsi il flusso, dove si va ad accumulare, con che energia e quale è la quantità di pioggia che scatena il processo. In questo complesso meccanismo l’unica difesa è la cura dei territori che hanno una certa orografia, della montagna, degli alvei, dei canali tombati, dei sistemi di regimentazione idraulica. Per questo servono soldi, impegno e mezzi. Ed in tutta onestà chi può dire di essersi prodigato per la difesa?
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