Ischia: Il servizio postale tra disfunzioni e rimodulazioni

Un piano riorganizzativo che prevede la soppressione e la riduzione di operatività dei centri meno produttivi. Per il responsabile delegato dell’Azienda il progetto non avrà nessuna conseguenza sulla consegna della corrispondenza. Allarmati invece i cittadini e le associazioni di categoria che invece già notano gli effetti negativi dell’assenza di un presidio completo sul territorio la qui fruizione è anche sociale. A rischio le sedi e le succursali  Isolane

In una regione come la Campania l'ufficio postale, soprattutto nei piccoli centri
delle zone interne, non e' solamente uno strumento per l'erogazione di alcuni servizi ma assolve anche ad una funzione sociale di indubbio interesse. Ora le Poste Spa, nel quadro di un progetto di riorganizzazione della propria rete, pensano di smantellare o aprire saltuariamente i propri uffici soprattutto nei piccoli e piccolissimi centri delle
aree interne. Si apre, quindi, una fase molto delicata. In tal senso, c'e' da aggiungere che l'art. 96 della Finanziaria 2006 ha disposto che il Ministero dell'Economia e delle
Finanze corrisponda a favore di Poste s.p.a. un ulteriore contributo di 40 milioni di euro per ognuno degli anni 2006, 2007 e 2008 in relazione agli obblighi del servizio pubblico universale per i recapiti postali. Ecco perché è opportuno contrastare il disegno di Ente Poste che mentre da un lato incassa “graziosamente” ogni cospicuo
contributo dello Stato, comunque concesso e dato esclusivamente per sostenere i vari aspetti del servizio pubblico, dall'altro invoca le “leggi del mercato puro” per
legittimare i tagli, i ridimensionamenti ed anche le soppressioni degli uffici in zone ritenute marginali. Sempre più numerosi i comuni con meno di 5000 abitanti a dover subire il ridimensionamento o la soppressione dei servizi pubblici ai cittadini. Fra i quasi 14 mila uffici postali sparsi su tutto il territorio nazionale alcuni, ormai funzionano ad intermittenza: pacchi e lettere si possono spedire solo poche ore a settimana. Bollette e pensioni, per essere pagate e intascate rispettivamente nei giorni prefissati. Stando ai progetti ed alle intenzioni paventate a rischio sarebbero anche le sedi e le succursali minori dei comuni isolani che già da anni sono interessati da sostanziali e radicali modifiche che allo stato hanno portato via via ad un deterioramento del servizio ed un peggioramento dell’offerta e della resa del sistema poste nel suo complesso. Il problema della disfunzione e della mancanza di servizi pubblici nei piccoli comuni, soprattutto in quelli ad alta vocazione turistica quali sono le cittadine Ischitane che praticamente si “nutrono” dei proventi derivanti dal settore è, però, un ostacolo che non permette ai cittadini dei piccoli borghi italiani di realizzare una piena qualità della vita. E’ quest’ultimo traguardo che più invoglia gli abitanti di un piccolo paese a restarci e quello che attrae altre persone a trasferirvisi. Qualità della vita significa respirare aria pulita, vivere in maniera genuina e stare a contatto con un ambiente che sia a misura d’uomo. Ma qualità della vita significa anche avere a disposizione dei servizi pubblici che possano accorciare le distanze tra cittadini e istituzioni, una distanza che si allunga nel caso dei piccoli comuni. Ci sono centinaia di piccoli comuni dove garantire il servizio sull’intera settimana, dicono alle Poste, è un lusso che non ci si può permettere. Pensate a sedi come quella di Lacco Ameno, Serrara Fontana, Sant’Angelo e per essere estremi, Barano, oppure uffici secondari come quello di Ischia Ponte e Panza. Mediamente fra stipendi e contributi un dipendente costa all’azienda 30mila euro l’anno, ci sono sportelli che alla fine del mese ne incassano a mala pena 3mila. L’azienda da sola non è in grado di sostenere il costo, anche perché nel 2009 arriva la liberalizzazione del settore e quindi la concorrenza diretta di altre imprese. Massimo Sarmi, amministratore delegato della società, sottolinea che il fenomeno interesserà al massimo una settantina di comuni e che il totale degli uffici aperti in questi ultimi anni è aumento e non diminuito, anche se le aperture hanno riguardato i grandi centri cittadini. Non si taglieranno posti di lavoro, per Sirmi. Infatti siamo in presenza di un nuovo progetto di riorganizzazione degli uffici postali sul territorio proposto dalla società Poste Spa che avrebbe come conseguenza la chiusura degli uffici postali sotto i 500 nuclei familiari. In altri casi vengono ridotti gli orari di servizio o l’accorpamento degli uffici. Secondo l’amministratore la società negli ultimi anni la società ha migliorato il servizio spostando 4 mila addetti agli sportelli. Tutto questo per la trasformazione dell’ente Poste Italiane in società per azioni. Una società per azioni che, oltre a una logica imprenditoriale, dovrebbe guardare anche all’efficienza del servizio all’utenza. Nell’imporre una chiusura o un ridimensionamento si dovrebbe anche tener conto della vicinanza e dell’esistenza di altri uffici postali in zona o, ad esempio, tenere conto dell’affluenza turistica. Queste sono gli intenti e le considerazioni dichiarate dall’Ente Poste ma in realtà molti degli esempi dei piccoli comuni smentiscono tale lungimiranza. Nei piccoli comuni i presidi potrebbero rimanere solo rendendo efficiente il servizio con un accordo con gli Enti Locali affinché utilizzino gli sportelli “Posta” anche per altri servizi di pubblica utilità.
Oltre alle interrogazioni parlamentari che vertono su temi specifici, la sensibilizzazione del Parlamento e delle istituzioni è affidata la proposta di azioni concrete e norme “speciali” che sostengano e salvaguardino i piccoli comuni italiani. Questo è il senso incarnato dalla proposta di legge Realacci – Bocchino. Una delle tematiche al centro della proposta verte intorno alla questione “servizi” e al mantenimento di un’adeguata rete di servizi territoriali: dalle scuole agli sportelli bancari, dalla sanità agli uffici postali. Per quanto riguarda questi ultimi, oltre a dover garantire un servizio proporzionato alle esigenze delle utenze, viene prevista la possibilità da parte delle amministrazioni comunali di stipulare apposite convenzioni, di intesa con associazioni di categorie e Ente Poste, affinché il pagamento dei conti correnti possa essere assicurato anche dagli esercizi commerciali. Resta comunque evidente un dato di fatto se si vuole mantenere il servizio universale delle Poste lo Stato deve fare la sua parte e far diventare le Poste lo sportello unico della pUbblica amministrazione.