Il saccheggio di Villa Malaparte |
NapoliNews - Arte | |||
Scritto da Achille Della Ragione | |||
Martedì 10 Aprile 2007 19:21 | |||
Il saccheggio di Villa Malaparte I bagni a mare erano la nostra ultima preoccupazione, mentre appena svegli cercavamo di escogitare sistemi sempre più raffinati per sedurre giovani fanciulle. Terreno delle operazioni era la celebre Piazzetta con i tavolini dei bar che invogliano a dedicarsi animo e corpo al dolce far niente. Se volevo abbordare una signora alto borghese annoiata, con il marito rimasto in città, davo l’impressione, nonostante la giovane età, di essere un personaggio importante. Per cui, seduto ad un tavolino limitrofo ed addentando un Avana, mi sprofondavo nella lettura della pagina economica del New York Times. Dopo qualche minuto venivo interrotto da Carlo, il mio cameriere, che su un vassoio luccicante mi porgeva un telefono bianco dal filo interminabile che si perdeva all’infinito, annunciandomi che ero desiderato da un personaggio importante, a secondo dei casi, un famoso industriale, un blasonato o un vip a ventiquattro carati. Infastidito rifiutavo la telefonata e scambiavo uno sguardo complice con la signora, che oramai era pronta per scambiare qualche frase di circostanza. Rotto il ghiaccio si cercava senza indugi di passare ad infrangere qualcosa di più consistente ed il più delle volte il tentativo era coronato da successo. Per abbordare le giovanissime fiori e lettere romantiche costituivano una miscela esplosiva in grado di fare mirabilie. Identificata una preda, in compagnia di un’amica in genere orripilante, mi posizionavo in un tavolino nei paraggi e cominciavo ad esercitare, con profondità ed acuta introspezione psicologica, il mio mitico sguardo sessuale. Dopo qualche minuto Carlo, sempre nella veste di cameriere, si avvicinava alle ragazze e porgeva da parte mia una rosa rossa ed una lettera nella quale brevemente affermavo: “ Vorrei conoscervi, ma sono paralizzato dalla timidezza, volete avvicinarvi al mio tavolo a bere una coppa di champagne?” Statisticamente, un terzo tratteneva il fiore scambiava un sorriso e continuava a bere l’aranciata ed a conversare con la compagna, un terzo gettava a terra rosa e lettera che, prontamente recuperate, venivano riciclate per un nuovo tentativo ed infine, fortunatamente, una quota accettava l’invito e si trasferiva immantinente al mio tavolo dove, da cosa nasce cosa, tra una battuta e l’altra, cercavo di fissare un ulteriore più efficace appuntamento, al mare o se possibile al night, dove la sperimentata tecnica di strofinamento ventrale dava sempre buoni frutti. Per acchiappanze di massa distribuivamo per strada alle ragazze più procaci volantini nei quali informavamo che il conte della Ragione nel suo panfilo organizzava una festa da mille ed una notte, durante la quale si sarebbe svolto un concorso di bellezza, del quale noi eravamo incaricati di una pre selezione da svolgersi in discoteca. Reclutammo un fiume di teen agers tra le quali non riuscivamo a dividerci, per cui chiedemmo a Napoli rinforzi e giunsero Elio e Francesco, che presero di nascosto alloggio senza pagare nella nostra stanzetta, che possedeva un’uscita indipendente sulla strada. Una sera mentre eravamo seduti alla tavola calda di via Roma, angolo piazzetta, dove consumavamo pasti frugali riutilizzando scontrini caduti a terra o recuperati sul bancone, affianco a noi si sedettero due ragazze da schianto in compagnia di una signora matura (da ragazza doveva essere stata una sventola) e da un barboncino rompiballe, il quale si intrufolava sotto tutti i tavoli abbaiando a squarciagola. Vicino a noi sedevano due ceffi dalle facce patibolari, fortunatamente gracili quanto screanzati. Infastiditi dal cagnolino cominciarono a sbraitare, protestando vivacemente con le proprietarie che, spaventatissime, scoppiarono in lacrime. Colsi la palla al balzo per presentarmi come campione di lotta libera, disponibile ad un cenno a polverizzare con l’aiuto dei miei amici gli scostumati molestatori. Voglio premettere che Carlo possedeva spalle robuste ed il nuovo arrivato Francesco, alto quasi due metri aveva un fisico da culturista; Elio era poco dotato fisicamente, ma era brutto da fare paura. Conclusione: i due se la diedero a gambe levate e le ragazze si trasferirono al nostro tavolo riconoscenti. Fatta rapidamente amicizia ci confidarono che conoscevano un posticino da favola per fare il bagno. In un angolo appartato lontano da occhi indiscreti a tal punto da potersi immergere tra i flutti nature ammirando un panorama mozzafiato. A noi come panorama interessava unicamente quello costituito dai seni delle fanciulle, per cui accettammo l’invito l’indomani di recarci in questo angolo di paradiso. Un lungo e tortuoso sentiero conduceva a villa Malaparte, che da anni era abbandonata ed affidata ad un custode giudiziario che abitava ad Anacapri. Lo scrittore, autore di libri immortali come La Pelle, dopo essere stato fascista ed essere riuscito grazie ad un’amicizia personale col duce a costruire la sua magione a ridosso dei Faraglioni, in età matura era divenuto comunista ed aveva deciso di lasciare la sua proprietà alla Repubblica popolare cinese, un’entità che all’epoca l’Italia non riconosceva come Stato. Ne era nata una causa con gli eredi dello scrittore e nelle more era tutto sotto sequestro. Per inciso dopo anni la giustizia ha dato ragione ai nipoti, che hanno trasformato la struttura in una fondazione per organizzare convegni di scienziati da ogni parte del mondo. Detti uno sguardo alle finestre e notai che all’interno era rimasta la biblioteca dello scrittore stracolma di libri, anche rari e di numerosi carteggi con personalità della politica e della cultura. Il primo pensiero fu di visitarla più accuratamente… e bastò uno spintone energico ad una finestra per penetrare all’interno. Quel che vedemmo fu sufficiente a prendere la decisione di ritornare col favore delle tenebre per compiere un’indagine più approfondita. Dedicammo le ore solari al bagno con le ragazze e ad abbronzarci sullo splendido solarium posto sul terrazzo. Le anatomie esposte nella totalità della loro devastante bellezza non distoglievano però il mio pensiero che correva al tramonto. Riaccompagnate in piazza le pulzelle ritornammo, muniti di sacchi, alla villa ed arraffammo l’impossibile. Io personalmente, oltre ad una cinquantina di libri antichi, presi un carteggio con Cesare Battisti, naturalmente l’eroe non il terrorista, una raccolta di cartoline osé e centinaia di foto di conquiste femminili dello scrittore in abiti adamitici. Era nostra intenzione di organizzare con una barca a motore un saccheggio in piena regola, ma fummo costretti a desistere, non certo per un perentorio richiamo della coscienza, ma unicamente perché dopo alcuni giorni ci vennero a trovare le ragazze che erano state interrogate dai carabinieri allertati dal custode. Rinunciammo così a svuotare completamente la villa e ci contentammo di dedicarci soltanto alle procaci grazie femminili che per un poco avevamo trascurato.
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Ultimo aggiornamento Venerdì 20 Marzo 2009 16:18 |