Napoli: Eduardo Dalbono, la luce come poesia, Inesausto cantore della napoletanità |
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Scritto da Achille Della Ragione | |||
Sabato 01 Ottobre 2011 19:16 | |||
Napoli: Eduardo Dalbono, la luce come poesia, Inesausto cantore della napoletanità La pittura napoletana ottocentesca non raggiunge il livello e la notorietà del Seicento, il celebre secolo d’oro e del Settecento e se guardiamo il panorama internazionale impallidisce a confronto di ciò che da Parigi in quegli anni si irradiò in tutto il mondo. Nonostante tutto alcuni artisti da Gigante a Morelli, da Mancini a Gemito hanno conquistato un loro spazio nella storia dell’arte e nel gusto del collezionismo. Al loro fianco un gruppo nutrito di artisti minori, tra i quali un posto di rilievo è occupato da Eduardo Dalbono, l’inesausto cantore della napoletanità, il quale seppe trattare la luce come poesia e fu in grado di trasferire sulla tavolozza la bellezza dei paesaggi partenopei(fig. 1 – 2) e la gioia di vivere di garzoni e popolane, di vecchi e di guappi, oltre ad immortalare angoli dimenticati della città ed antichi mestieri(fig. 3). La superficie del mare, le dolci colline, le campagne in fiore erano rappresentati con una tavolozza variopinta con i singoli colori decomposti nei puri elementi dell’iride primitiva. I particolari di un quadro davano l’impressione di rime baciate, di strofe gioiose, di squarci di lirica, di veri e propri inni al calore della luce. Eduardo Dalbono(Napoli 1841 – 1915) sin da piccolo respirò aria e arte in egual misura. Nipote di Consalvo Carelli, fu incoraggiato dal padre, Carlo Tito, celebre critico d’arte, a dedicarsi alla pittura. Anche lo zio Cesare, letterato e storico dell’arte, lo avviò precocemente allo studio della musica, del folclore e delle antichità. Cominciò a studiare a Roma con Angelo Marchetti e successivamente a Napoli fu allievo di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi. Aderì alla Scuola di Resina intorno alla metà degli anni Sessanta, affascinato dallo studio dal vero, dalla pittura di macchia e dalla tecnica di Giacinto Gigante, che rimase una costante del suo stile anche dopo l’adesione alla lezione del Morelli. Tra i più noti esempi di questo periodo vi è il dipinto Sulla terrazza, conservato a Roma nella Galleria di arte moderna, che raffigura la famiglia del pittore su una terrazza affacciata sul centro antico nei pressi della chiesa di San Pietro a Maiella. Nella tela il rapporto tra luce e figura è attentamente documentato e si riscontra un interesse verso il paesaggio urbano, dai tetti alle cupole e nello stesso tempo un’attenzione, di derivazione tomiana, per personaggi ed atmosfere della vita borghese dell’epoca. Seguendo questi dettami egli realizzò una delle sue opere più note ed affascinanti:La leggenda delle sirene(fig. 7), esposta a Milano ed a Vienna ed oggi presso la quadreria dell’Accademia delle Belle Arti. Un soggetto replicato con varianti più volte(fig. 8), a volte ambientato ai nostri giorni (fig. 9) perché rispondeva alle richieste del collezionismo privato. La critica lodò il dipinto sottolineando come l’artista abbia dato libero sfogo alla sua fantasia rielaborando l’antica favola, ambientata tra gli anfratti di un antro marino, dove la luce si diffonde tremula ed iridescente, illuminando le tre splendide figlie di Anfitrite: Leucosia, Ligea e Partenope, le quali risplendono nella loro prorompente bellezza con i fianchi seducenti e l’epidermide alabastrina e la luce che accende le nudità delle deliziose fanciulle nel gorgoglio della scia spumeggiante. Il pittore si trasferì in una vecchia casa di Mergellina, all’epoca pittoresca contrada ai limiti della civiltà, da lui più volte immortalata(fig. 10 – 11) e nella confusione di un’abitazione popolata da una tribù di gatti, ognuno col suo nomignolo, produsse un’infinità di quadri di soggetto marino come Pescatori di telline(fig. 12), Tramonto a Posillipo (fig. 13), La voce(fig. 14), oggi conservata nel museo del Banco di Napoli, Ritorno dalla pesca(fig. 15) e tanti altri ambientati tra le stradine del centro antico, cupole, campanili, finestre, balconi, dove si svolgevano immutate nel tempo antiche tradizioni popolari e mestieri secolari: La baracca di Pulcinella, La panca dell’acquaiolo, Il voto alla Madonna del Carmine che fu ampiamente lodato dalla critica:” è Napoli dipinta coi colori di Pompei ed è Pompei che rinasce coi costumi napoletani, è storia ed è fantasia; è la volgare festa della Madonna del Carmine ed il paganesimo antico e moderno uniti insieme; è una visione luminosa di sirene cristiane ed è l’oscura vita di un povero barcaiolo; sono due drammi - la poesia e la prosa - ed è un dramma solo: la vita”(De Zerbi). Ancora oggi in occasione di aste o presso gli antiquari compaiono nuovi lavori inediti dell’artista, che ci confermano il talento di un acuto osservatore del vero, trasferito con le ali della fantasia nelle regioni del sogno. Possiamo così ammirare con nostalgia angoli della città e della provincia sconvolti dalla speculazione edilizia e dal degrado: Stradina di Resina(fig. 18), Terrazza sul golfo di Napoli, (fig. 19), I bagni della Regina Giovanna(fig. 20), Bagni alla Pietra(fig. 21). Una parte dei suoi scritti, il testo delle sue conferenze e di alcune sue commemorazioni fu raccolto poi e pubblicato da Benedetto Croce. Gran parte dei testi nascevano favoriti dalle accese discussioni che quasi quotidianamente si svolgevano a casa sua, tra l’invadente compagnia dei gatti e la luce sommessa dei lumi a petrolio, che mai furono sostituiti dalla corrente elettrica. A queste tenzoni letterarie ed artistiche sovraintendevano senza partecipare le anziane sorelle dell’artista e sua moglie, donna Adelina, fanatica wagneriana ed in gioventù splendida donna, tale da ispirare al pittore quadri dal soggetto di amore o di sogno come la leggenda delle sirene(fig. 7) o la favola d’Arianna. Il carattere dei frequentatori di casa Dalbono era scorbutico e le dissertazioni quasi sempre animate, anche se alla fine ognuno rimaneva del suo parere sull’eterna questione se nell’arte dovesse prevalere il rispetto categorico del vero o potesse avere libero sfogo la potenza della fantasia.
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Ultimo aggiornamento Domenica 07 Ottobre 2012 09:55 |