Napoli: 22 Aprile Festa della Terra - La Superiore Necessità di Invertire il Futuro della Umanità verso il Pianeta della Biodiversità Le rondini non hanno, quest’anno, annunciato con i loro canti d’amore la Primavera, sorvolando ed accarezzando i Campanili delle Chiese di Napoli; né nell’Autunno trascorso gli storni hanno impresso ai tramonti rosati della mia città le nuvole variopinte della loro moltitudine e le ineguagliabili figure del loro dividersi e poi congiungersi felici di accompagnare, da Posillipo al Vesuvio, dal Mare all’ospitale Bosco di Capodimonte, in una fantastica danza spaziale, sulle note di una musica di infinito tempo lontano, a loro ed alla Natura solo nota, l’ultima luce che tutto accompagna alla notte.
Nessuno forse si è accorto di tali mancanze né ha sentito nostalgia o malinconia, eppure ognuno di noi è stato privato di un Bene Comune incommensurabile; l’immergersi in tali immensità di immagini e suoni della Natura e viverli in una felicità e in un benessere che la Natura ha sempre donato senza nulla mai chiedere: ne yen né sterlina, né dollaro né euro; Εύρος , il vento di Sud Est, che indica la via del Carro del Sole (impreciso ma bellissimo), figlio del Cielo Stellato, Titano Astreo, e di Eos, l’Aurora dalle rosee dita annunciatrice del giorno, è il solo Euro che la Natura riconosce. Non è profondamente triste pensare che Ileana, Antonio, Giulia ed Elena, i miei dolcissimi nipotini e tutti gli altri bellissimi bambini della mia città quando volgeranno i loro occhi verso il cielo infinito, non vedranno tali incommensurabili scenari? Nelle Città tutto si fa per cancellare la Biodiversità; la naturalità naturalmente non esiste ed ogni possibilità di rinaturalizzazione viene immediatamente elusa: i parchi, i giardini, gli stessi viali ed alberature di strade diventano sempre più rari e quei pochi che vi sono, piccoli o grandi che siano, vengono resi sempre più inospitali o anche mortali per ogni forma di vita diversa dall’Uomo: gli uccelli poi possono, cosa gravissima ed imperdonabile che chiede la loro estinzione! - dicono molti nostri attenti amministratori - arrecare danni alle macchine o anche a…. qualche testa o cappello, sì perché anche gli uccelli hanno i loro bisognini! Città sempre più grigie, città dal tutto edificato, a voci e dimensioni monotòne, quella dell’Uomo e delle sue macchine e necessità. Non è in realtà dissimile la campagna, sempre più ogiemmizzata e avvelenata da diserbanti e pesticidi. C’erano una volta, ora sono sempre più rari, tanti piccoli frutti e fruttini, tutti belli a partire dai fiori diversi, e pronti a generare il loro vermetto che sapeva di igiene, sapore e qualità; C’erano una volta, ed anche loro sono sempre più rare, le furbi volpi capaci di prelevare cose buone dal pollaio; c’erano una volta - chi sa dove è possibile ancora ammirarli in Italia, lo comunichi - gli spaventapasseri, fantocci di pezza montati su due assi di legno incrociati, abbigliati con vecchi abiti e un cappello di paglia in testa per proteggere, appunto dai passeri e da altri uccelli, campi e raccolto. Così come da noi, in tutto il Mondo c’erano e forse in molti Paesi ci sono ancora: se leggiamo a cantilena i nomi con cui vengono chiamati nei diversi Paesi ne viene fuori una filastrocca di Biodiversità linguistica eccezionalmente bella (piacerà sicuramente tanto al mio carissimo amico Ermete Ferraro, autore di tanti scritti sulla Biodiversità linguistica che scompare) : tao-tao, sola kolla bommai , tattie bogal, murie emommet, espantalho, espantapàjaros, vogelscheuche, vogelverschrikker, scarecrow, bwbach, hodmedod, fugleskraemsel, nuffara, epouvantail, Bwbach. Bijuka…: la fine degli spaventapasseri perché i passeri o i corvi ( sì gli spaventapasseri sono anche spaventacorvi!) o altri uccellini come i passerotti non ci sono più o perché non vanno su campi pesticidizzati o su produzioni ogiemmizzate, rappresenterebbe la fine di una più che millenaria cultura popolare che non più in Italia, la possiamo ancora vivere nei festival che si tengono a Beville – le- Comte (Francia ) capitale mondiale dello spaventapasseri, a Omal, Thimougies, Ptrebais (tutti in Belgio), Denens (Cantone di Vaud in Svizzera) e…. nel bellissimo brano dei Pink Floyd, “the Scarecrow “. E naturalmente ciò che avviene per le Città e per le Campagne è cosa infinitesima rispetto a quello che avviene per quei territori, per quegli ambienti che dovrebbero essere di tutela integrale della biodiversità animale e vegetale ma anche etnica e culturale: In Italia nel dicembre scorso si sono compiuti vent’anni dalla approvazione della legge quadro, la n.394 del 6 dicembre 1991 a cui si sono succedute tante altre leggi regionali. Sulla carta una enormità di territorio protetto! Si parla addirittura del 10% dell’intero territorio nazionale, ma al di là della propaganda del Governo ovvero dell’attuale Ministro Clini, già da tanti anni responsabile tecnico della politica ambientale italiano, continua a ritmo frenetico la perdita della biodiversità. Tutto ciò che distrugge la biodiversità è presente e ritenuto frequentemente “fattore di crescita” nel nostro Paese: l’espansione urbanistica ed infrastrutturale con l’aggressione ad aree di eccezionale valenza sia interne, ormai l’esempio purtroppo più emblematico è la Val di Susa ma ciò che vale per essa vale per la quasi totalità dei boschi e delle aree protette che debbono avere un ruolo produttivo, altrimenti che senso hanno, ci dicono sempre i nostri bravi governanti e giù di lì per investimenti e nuove strade ed edificazioni , sia costiere a macchia mediterranea o a dune, che vengono spianate per nuovi stabilimenti balneari. C’era una volta un litorale, una duna meravigliosa tra Sperlonga. Fondi e Terracina, in provincia di Latina : una parte bassa di spiaggia, che il mare bagna a seconda della marea e delle onde, e poi una duna che si alzava di alcuni metri per poi riabbassarsi per proteggere nidificazioni e l’incanto di una fauna e di una flora infinite, intriganti ed intricate, il cisto villoso, marino e femmina, l’erica e l’ euforbia arboree, il lentisco, l’alloro ed il corbezzolo, il mirto ed il rosmarino ed ancora, il cappero, l’olivastro, l’ilatro, la palma nana, il ginepro rosso e licio, l’alaterno, l’orniello, la ginestra odorosa, spinosa e dei carbonai, il caprifoglio mediterraneo, l’oleandro, il pungitopo e… lo stracciabraghe ed isolati in infinitesimi spazi di sabbia, il carrubo, la quercia da sughero ed il leccio; in essi con le loro case ed i loro percorsi vitali, uccelli e rettili, insetti di superfice e sotterranei, animaletti del suolo e dell’acqua; infiniti tutti come specie e come numero; come si fa a raccontarli tutti? Un quadro immenso della infinità delle luci e dei colori dell’Arcobaleno lungo più di dieci chilometri, a volte più stretto a volte largo anche un chilometro. La posa a ridosso della duna di orrendi tubi corrugati per cavi, strappati dalla impetuosa forza del mare, che proprio li rigetta come corpo estraneo alla natura dei luoghi, e perciò rinforzati con ancora più orrendi blocchi di cemento è stato il primo passo della cancellazione di questa incomparabile espressione della Biodiversità con un succedersi di camping, e stabilimenti balneari, spianando, livellando, igienizzando e confortizzando quelli che erano gli .”.inospitali” spazi della macchia; la Natura aveva costruito, con un succedersi permanente di peculiarietà e preziosità, in tempi secolari tanta bellezza; la speculazione, il saccheggio, gli affari, i favori politici, l’hanno cancellata nel corso di uno, due anni! Se si ha qualche inconveniente di danni a qualche struttura o accesso, dovuto alla Natura che vorrebbe ripristinare l’antica bellezza, sono pronti i soldi della…..Protezione Civile per ripristinare lo scempio! Sicuramente quanto avvenuto per la Duna Sperlonga-Fondi-Terracina è avvenuto per gran parte del litorale italico; e probabilmente per innumerevoli aree collinari e montane, ricche di pari valori di Biodiversità, che è stata irreversibilmente cancellata Vì è forse traccia di tutto ciò in relazioni dei Comuni interessati, della Provincia e della Regione di appartenenza; sicuramente di No. Vi è forse traccia di tutto ciò e condanna e percorso di ripristino nella Strategia Nazionale per la Biodiversità adottata nell’ottobre del 2010 dalla Conferenza Permanente Stato - Regioni o nei “lavori” del Comitato Paritetitico della Biodiversità e dell’Osservatorio (che cosa osserva?) Nazionale per la Biodiversità o dei tavoli di consultazione o della infinita sceneggiata posta in essere per i “tre obbiettivi strategici” ed addirittura le 15 aree di lavoro? Da quanto sappiamo e leggiamo, assolutamente no; evidentemente lo spazio di tutta questa biodiversità che si violenta e si cancella serve “ a continuare a sostenere in modo durevole la prosperità economica e il benessere umano”, come si legge nel documento della strategia nazionale della Biodiversità del ministro Clini. “La Strategia si pone come strumento di integrazione della esigenze della Biodiversità nelle politiche nazionali di settore, riconoscendo la necessità di mantenerne e rafforzarne la conservazione e l’uso sostenibile per il suo valore intrinseco e in quanto elemento essenziale per il benessere umano”: come sempre basta aggiungere uso sostenibile e… siamo a posto, abbiamo fatto bene! La tutela della biodiversità è lontana anni luce da questa politica, ma in compenso quante clientele di ogni natura sono state accontentate e sistemate con tutta questa falsa operazione di tutela della biodiversità fatta dal Ministro? Purtroppo su scala planetaria la situazione non è migliore ed è del tutto similare a quella nostra nazionale: una infinita “Biodiversità di chiacchiere di variopinto linguaggio” e una immane pletora di apparati, di commissioni, summit, dichiarazioni di “piani strategici”, e nel contempo nessun cambiamento reale anzi, come rileva ed afferma la stessa ONU nel terzo rapporto della CBD (Convenction on Biologic Diversity) del 2010 siamo davanti ad un ulteriore, fortissimo aumento delle cinque principali pressioni che conducono direttamente alla perdita della biodiversità: cambiamento di habitat, eccessivo sfruttamento, inquinamento, introduzione di specie non autoctone, cambiamenti climatici. Le cose denunciate in questo rapporto del CBD del 2010 sono di una drammaticità estrema: “le specie già in pericolo sono mediamente più a rischio di estinzione; quasi un quarto delle specie vegetali censite va verso la scomparsa; l’abbondanza di specie di vertebrati (mammiferi, uccelli anfibi, rettili, pesci) è sceso di quasi un terzo tra il 1970 ed il 2005 e continua a diminuire a livello mondiale; gli habitat naturali in molte parti del mondo continuano a diminuire; ..le zone umide d’acqua dolce, gli habitat dei ghiacciai marini, le paludi salate, le barriere coralline, la vegetazione sottomarina, e le popolazioni di molluschi e crostacei sono tutti minacciati dalla estinzione; l’ampia frammentazione ed il degrado delle foreste, dei fiumi, e degli altri ecosistemi stanno portando alla perdita irreversibile della biodiversità e dei servizi eco sistemici; il tasso di estinzione delle specie è mille volte più alto del normale, come mai visto nella storia. Ebbene L’Onu che pure ben conosce e dice queste cose così tragiche (probabilmente saranno ancora più gravi) che mettono ormai a rischio la vita stessa del Pianeta, che cosa fa per impedirle? Nulla: si continua a mantenere un modello di produzione e di vita tutto fondato sul consumo abnorme, oltre ogni limite “sostenibile secondo natura”, delle risorse ed estremamente ingiusto nella distribuzione delle risorse all’interno dei singoli Paesi e tra Paesi e Paesi; si sfruttano violentemente i suoli agricoli e si altera la naturalità delle sue produzioni ottenute in decine di migliaia di anni, violentandone addirittura il codice genetico; si persevera in una politica energetica che ogni anno consuma l’energia fossile accumulata dalla Terra in uno, due milioni di anni – come possono arrestarsi i cambiamenti climatici?; si aggrediscono finanche i ghiacciai dei Poli ed il fondo degli Oceani per cercare petrolio o si trasporta il gas a diecimila chilometri di distanza o attraversando profondi mari; si scortica la terra o la si rapina ben oltre la sua superficie per una quantità di materie prime al di sopra di ogni immaginazione – se l’unità di misura di questa violenza è il complesso Vesuvio Monte Somma a partire dal mare per terminare al gran Cono, ebbene ogni anno è la massa di materia da esso costituito che viene estirpata; si consente a potentissime, multinazionali, per avere pregiato legno o suoli per monoculture o altre lucrosissime finalità, di violentare infinite e primigenie foreste con le proprie etnie e colture in esse presenti di cui viene scoperta la esistenza solo se esse fanno la …malefatta (siamo e restiamo non violenti) di un rapimento, come il caso di Bosusco in India: Un Pianeta dunque che subisce permanentemente immani violenze che non possono che portare al crescere esponenziale dell’inaridirsi della sua vita e delle stesse potenzialità di essa; ovvero alla estinzione crescente – mille volte superiore al normale dice l’ONU- delle specie viventi. Sì anche l’ONU (ma si potrebbe, in maniera estremamente critica e complessa nell’usare tale termine, intendere come la specie umana) nulla fa per salvare il Pianeta, per arrestare il cancro che ne sta corrodendo le cellule vitali per trasformarle in alienietà del tutto estranea alla naturalità e perciò non riconosciuta dal Corpo Vivente di Esso sì dà portarlo alla estinzione, anche nel significato vero del termine di (progressivo) rinsecchimento. Guardiamo agli atti reali: al di là di pronunciamenti generici, che nessun Paese rispetta o è vincolato realmente a rispettare, vi è stata mai “risoluzione” concreta contro la politica del saccheggio del Pianeta, contro alterazioni profonde di luoghi, di habitat, contro la cancellazione di identità ed espressioni della Biodiversità. o addirittura “ultimatum” così frequenti e rapidi quando servono ad innescare guerre e le relative economie? La risposta è purtroppo tristemente No! Esiste, o meglio, è possibile una via di uscita da questa tragica spirale, che stritola e toglie il respiro della Vita al nostro Pianeta? è la domanda che probabilmente ci facciamo una infinità di persone, in numero di gran lunga superiore a quelle che ci stanno portando alla catastrofe; è sicuramente molto difficile dare, univocamente definire, una risposta certa ad essa, anche perché è estremamente complesso identificare quale livello di irreversibilità abbiamo raggiunto; possiamo però certo dire che la domanda e la ricerca della risposta ad essa, cioè della Soluzione, (intesa quale Categoria Universale delle singole soluzioni), essenza delle Idealità e dei Valori del nostro agire, sono già state fondamentali nell’avere rallentato la deriva verso la catastrofe. Si pone ora sempre più urgente la Necessità Superiore non più solo di rallentare la catastrofe, ma di invertire il Futuro della Umanità, con il suo modello culturale, economico, produttivo, sociale – forse, perché non sperarlo?, siamo ancora in tempo – verso il Pianeta della Vita, della Biodiversità, liberandolo dalle cellule maligne del cancro dello sfruttamento tra gli Uomini e verso la Natura. Occorre probabilmente anche dentro a tante menti e tanti cuori, sinceri, appassionati, impegnati, far crescere l’amore e la cultura della Biodiversità, quale fondamentale ed irrinunciabile Essenza della Vita: vogliamo dare tale significato al 22 Aprile, giorno della Festa della Terra? Napoli 18 Aprile 2012 Antonio D'Acunto Presidente onorario VAS Campania
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